di Massimiliano Bruno
Nell’ambito del Cinema estivo Gradec (Cinema sotto le stelle) 15.07. – 30.08.2015.
Un film di Massimiliano Bruno. Con Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Giovanni Bruno, Hassani Shapi.
continua»
durata 95 min.
– Italia 2011.Alice, 35 anni e un figlio di 9, vive, superficiale e razzista, in una
grande villa a Roma nord. Alla morte improvvisa del marito, imprenditore
di sanitari, viene a sapere dall’avvocato di famiglia che il consorte
l’ha lasciata sul lastrico e che, se non salderà al più presto il grosso
debito, perderà anche la custodia del figlio. Seguendo Aziz, il
cameriere che ha insultato fino a pochi minuti prima, Alice lascia il
lusso a cui è abituata per trasferirsi su una terrazza malandata del
quartiere popolare del Quarticciolo. Per guadagnare tanto e in fretta,
poi, ricorre al mestiere più antico del mondo, facendosi dare lezioni da
una escort professionista.
Il lieto fine, garantito dal regime di commedia, che fa sì che tutti
vivano ricchi felici e contenti, fa anche del film un invito bello e
buono a risolvere i problemi nel modo più veloce e discutibile, perché
tanto è la buona fede che conta e dunque “nessuno mi può giudicare”.
Ma, moralismo a parte, la pericolosità del film di Massimiliano Bruno
risiede altrove, meno in vista, più in profondità.
Punteggiato di buone battute, girato fra amici e dunque grondante
divertimento, l’esordio alla regia dello sceneggiatore di Fausto Brizzi
(comunque autore – non si scappa – del soggetto e della revisione del
copione) può facilmente apparire più innocuo, onesto e riuscito di altri
prodotti medi del genere, meno attento a come meglio posizionare corpi
abiti e sorrisi e più critico verso le storture dell’attualità. Invece,
spiacenti di dissentire, intravediamo in esso più di un inganno. Paola
Cortellesi, brava bravissima come sappiamo che è, si presta, pur senza
volgarità, ad un’ostentazione di sé in tutte le salse di cui si fa
presto indigestione e la retorica sui quartieri popolari, culla dei
sopravvissuti valori in via d’estinzione, dove tutti sono amici, non
importa di che colore o di che fede calcistica, fa quasi accapponare la
pelle. Per non parlare del personaggio toccato in sorte a Rocco Papaleo,
per il quale soffriamo in silenzio.
Lungi dall’affermare che un film come questo dovesse parlare di delitto e
castigo, di politica e di sesso, lo si accusa di volersi spacciare
esattamente come un veicolo leggero e aggraziato di quei grandi temi,
quando non è che uno sketch banalotto ma carino, tirato troppo per le
lunghe. Si ride un poco durante, ci si deprime a lungo dopo.