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“Oh mia patria sì bella e perduta! Oh Italia si bella e perduta”

“Quando l’opera divenne strumento di propaganda politica” – conferenza della Dott.ssa Monica Priante

Dietro le quinte del Risorgimento italiano: La seduzione dell’Opera

Venezia, Teatro La
Fenice 27 maggio 1866, il coro del Trovatore di Verdi ha appena terminato il
grido di incitamento “All’armi, all’armi!“ quando il pubblico del teatro scatena
un pandemonio. Dal loggione vengono lanciati sul palcoscenico e sui militari
austriaci in platea volantini e coccarde tricolori al grido di «Fuori lo straniero
da Venezia! Viva l’Italia!».

In questo modo inizia
Senso, film di Luchino Visconti
(1954).

Sebbene la sequenza
sia storicamente infondata, racconta in modo straordinariamente efficace un fenomeno
conosciuto dalla realtà ottocentesca italiana. Il teatro d’opera, infatti,
nella seconda metà del XIX secolo non era più soltanto luogo d’intrattenimento
ma era divenuto spazio di manifestazioni di patriottismo e di protesta.

Ma in quale modo l’opera e il teatro
divennero strumenti della propaganda nazional-patriottica?  A quasi 200 anni di distanza l’opera lirica può
ancora proporre un messaggio politico, oppure l’alleanza tra politica e opera è
un fenomeno puramente ottocentesco?Monica
Priante, si è laureata in storia della civiltà europea presso l’ Università’
Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo aver ottenuto importanti borse di
studio erogate dall’Unione Europea per continuare la sua attività di ricerca,
si è trasferita a Zagabria dove nel 2013 ha conseguito il dottorato di ricerca
in storia moderna e contemporanea presso i Hrvatski studiji/studia Croatica
(Università di Zagabria). Da settembre 2013 a febbraio 2015, come docente a
contratto, ha collaborato con il dipartimento di storia e di studi culturali
dell’Università di Fiume. Da settembre 2015 a febbraio 2016 è stata lettrice
italiana presso il dipartimento d’italianistica dell’Università di filosofia di
Zagabria. Dal 2014 ad oggi ricopre la funzione di docente a contratto presso il
dipartimento di storia dell’Università Cattolica croata di
Zagabria.

Per anni l’ambito delle sue
ricerche si è orientato su temi riguardanti i rapporti tra la chiesa ortodossa
e la chiesa cattolica nel XIX secolo, con particolare attenzione all’operato
del vescovo Josip Juraj Strossmayer, tema della tesi di dottorato.
Successivamente, le sue ricerche si sono concentrate sulla storia culturale
italiana ed europea nell’Ottocento, specialmente sulla ricezione della simbologia
del Risorgimento italiano in Croazia centrale e Serbia. In questo ambito ha
anche collaborato con l’Istituto italiano di Cultura a Zagabria
nell’organizzare eventi, quali la mostra “Giuseppe Verdi in scena a Zagabria“
(2013) e la conferenza “Immaginando l’Italia: la costruzione di una nazione”
(2011), per celebrare il 150° dell’unità d’Italia.

Negli ultimi anni, i suoi
interessi di studio si sono concentrati sulla tanatologia culturale, con
particolare attenzione al legame tra la storia della morte e i processi di
modernizzazione e tra le pratiche pubbliche di lutto e i riti funerari e la
costruzione delle identità nazionali in Croazia centrale tra il XIX secolo e il
XX secolo.

Tra le sue pubblicazioni: “Giuseppe
Garibaldi, hero in the Piedmont of the Balkans: reception of the narrative of
the Italian Risorgimento in the Serbian press”, in Balcanica,
Beograd: Balkanološki Institut, 2014), “Croazia”,
in Il mondo ci guarda. L’unificazione italiana nella stampa e nell’opinione pubblica
internazionali (1859-1861), (a cura di) Cammarano F. e Marchi M., Firenze: Le Monnier, 2011, e Priante Monica–Slavko
Slišković, Tondini i Strossmayer jedinstveni za jedinstvo, Zagreb:
Kršćanska sadašnjost  (in corso di stampa).