Nell’ambito del Festival EUROKAZ
SOCIETAS RAFFAELLO SANZIO / ROMEO CASTELLUCCI:
Solo il numero di coproduttori – 19 e da tutti i Paesi del mondo – che si sono riuniti per realizzare Sul concetto di volto nel Figlio di Dio di Romeo Castellucci, dà l’idea dell’ampiezza e della portata di questo artista; autore, fra
l’altro, nel 2005, di un’edizione della Biennale Teatro unica per
originalità e consacrata da un Premio Ubu, e fra i pochi artisti
italiani noti fino in Asia, invitato lo scorso autunno al Taipei Arts
Festival con una personale dei suoi lavori. D’altronde, Castellucci e la
Socìetas Raffaello Sanzio hanno saputo fare del teatro un’arte plastica
complessa, ricca di visioni, sviluppando un linguaggio comprensibile in
tutto il mondo, come possono esserlo la musica, la scultura, la pittura
e l’architettura. Pubblicazioni e studi in varie lingue sul loro teatro
si sono moltiplicati, al pari dei riconoscimenti raccolti nel corso
degli anni: il Purgatorio, parte dell’imponente trilogia ispirata
alla Divina Commedia di Dante, è stato eletto da Le Monde “miglior
spettacolo del decennio 2000-2010”.
Sul concetto di volto nel Figlio di Dio,
di cui finora sono stati presentati due studi, il primo a Essen e il
secondo ad Anversa in prima assoluta e per l’Italia al Festival
RomaEuropa lo scorso anno, costituisce un dittico con Il velo nero del pastore,
presentato al Fadjr Festival di Teheran e tratto da un racconto di
Hawthorne, dove un pastore protestante si presenta alla funzione
domenicale con il volto coperto da un velo nero gettando lo sgomento fra
i suoi parrocchiani.Romeo Castellucci si rivolge ancora
una volta a un’icona apicale della storia umana: Gesù, a partire dal
quale perfino il tempo si misura per la maggior parte del globo. Nella
performance Sul concetto di volto nel Figlio di Dio il ritratto
di Gesù parte dalla pittura rinascimentale e in particolare nel momento
topico dell’Ecce Homo. In questo preciso istante la tradizione vuole che
il Cristo guardi negli occhi lo spettatore in un potente effetto di
coinvolgimento drammatico di interrogazione. In questa confusione
calcolata di sguardi che si toccano e si incrociano, il ritratto del
Figlio di Dio diventa il ritratto dell’uomo, di un uomo, o perfino dello
spettatore stesso. E così, nello spettacolo, lo sguardo di Cristo
diventa una sorta di luce che illumina una serie di azioni umane, buone,
cattive, schifose o innocenti.
Sul concetto di volto nel Figlio di Dio
non parla di Gesù né di adorazione, non ha un carattere sociale di
denuncia e non vuole essere facilmente provocatorio. Romeo Castellucci
allo stesso tempo prende le distanze dalla mistica e dalla
demistificazione, perché in definitiva si tratta del ritratto di un
uomo. Un uomo messo a nudo davanti a altri uomini; i quali, a loro
volta, sono messi a nudo da quell’uomo.
Sul concetto di volto nel Figlio di Dio
affronta nodi ricorrenti nel teatro della Socìetas Raffaello Sanzio: la
religione concepita nel suo humus di simboli e rituali, radice comune
al teatro stesso, senza alcuna accezione mistica o teologica.
Nel suo teatro Romeo Castellucci ha
una volta di più chiamato in causa l’assoluto che di fronte alle
atrocità, alle offese, alle bagattelle dell’esistenza (come le chiamava
Céline) non reagisce. Mentre noi umani, come mostra questo spettacolo,
ci misuriamo con la vacuità di un tran tran avvilente e frustrante.
Rodolfo di Giammarco, la Repubblica – Trova Roma, 7 ottobre 2010
“La ricerca per lo spettacolo
finale lega diversi elementi. Il punto di partenza è questa idea di Gesù
come modello non solo nel contesto religioso ma soprattutto sul piano
artistico. La sua rappresentazione attraversa la storia dell’arte,
dall’iconografia bizantina al rinascimento fino al quadrato nero di
Malevic che è un volto sacro. Gesù ora è scomparso (…) Ma questa
scomparsa nella rappresentazione artistica è perfetta, l’assenza del
volto di Gesù è come lo schermo bianco in una sala cinematografica prima
che inizi la proiezione su cui tutto è possibile. Inoltre oggi il volto
è un luogo del linguaggio e anche del dibattito politico. Il tema è
vasto, riguarda dunque una serie di figure e di problematiche”.
Da un’intervista a Romeo Castellucci di Cristina Piccino, il Manifesto, 8 ottobre 2010www.eurokaz.hr